Da un’isola linguistica, un Festival per pensare il mondo
Il Festival delle Riforme Culturali (CFR) intende porsi come riferimento nazionale e, in prospettiva, internazionale per tutte le persone, che si riconoscano nell’istanza di produrre o incoraggiare cambiamenti culturali edificanti nella società contemporanea.
Non si tratta di una rassegna incentrata su eventi spettacolari o di grande richiamo mediatico. Il CFR privilegerà l’incontro autentico, di qualità, tra persone motivate, il confronto, il dialogo e l’approfondimento di temi di grande rilevanza e urgenza, che il Festival, di edizione in edizione, si sforzerà di collegare intimamente tra loro: il diritto alla diversità, la democrazia culturale, lo sviluppo sostenibile, la tolleranza religiosa, la tutela dell’ambiente e la valorizzazione del paesaggio, l’educazione alla cittadinanza, la libertà di pensiero e di parola, l’altermondialismo, la coesione e l’integrazione sociale, il ruolo della memoria, le forme e la natura dell’identità, i legami intergenerazionali, il valore delle lingue di prossimità o minoritarie… Oltre che possedere un’alta valenza simbolica, quanto mai coerente con lo spirito del CFR, lo scenario del Festival è un luogo di eccezionale bellezza paesaggistica e di straordinaria ricchezza culturale: GuardiaPiemontese. Isola occitana in Calabria, è una comunità di origine valdese (XIV secolo), teatro di una repressione religiosa particolarmente violenta all’epoca della Controriforma e scrigno che conserva sorprendenti sopravvivenze linguistiche e naturalistiche.
Festival delle Riforme Culturali: Il tema della seconda edizione:
«Radici e ali. Lingue materne, lingue autoctone, lingue e ambiente»
Nell’anno internazionale 2019 delle lingue autoctone UNESCO, la seconda edizione del Festival delle Riforme Culturali di Guardia Piemontese intende proporre un approccio innovativo al problema della difesa e promozione della diversità linguistica e culturale. Come il titolo suggerisce «Radici e ali» e come il verso del poeta Juan Ramón Jiménez chiarisce «purché le ali si radichino e le radici volino», la crisi dei modelli sociali, economici e politici del nostro tempo – fondati su dogmi
ascendenti quali la crescita indefinita, il progresso tecnico lineare e inarrestabile, la competizione come garanzia di democrazia e il consumo come garanzia di benessere e sviluppo – spinge verso una salutare riconsiderazione delle esperienze che le nostre società hanno in memoria. La perdita di memoria e di identità, intesa quest’ultima nel senso più ricco e profondo e non nella triste prospettiva di chiusura xenofoba purtroppo comune a troppe campagne elettorali, è all’origine di svariate forme di alienazione, individuale e collettiva. Perdita di sé e perdita di senso si alimentano l’un l’altra, fragilizzando l’individuo ridotto a consumatore e a merce. In questo scenario economico – centrico, in cui la libertà è spesso soltanto un’ingannevole seduzione consumistica ed è più che altro sinonimo di distrazione, di divertimento e di godimento narcisistico, il tempo della riflessione, della concentrazione, dell’emozione intima, della comprensione profonda, del silenzio, delle relazioni forti con il prossimo sembra sfaldarsi o comunque ridursi al lumicino. All’economia globale non segue esattamente un pensiero globale, organico, consapevole, radicato e alato. Da queste macerie spirituali e intellettuali si alza, tuttavia, una voce. Benché sia ancora confusa, essa si sta trasformando a poco a poco in un canto, talvolta in un grido rabbioso di cambiamento. La ricchezza della memoria individuale e collettiva, i legami intergenerazionali, la solidarietà umana, i sentimenti e il rispetto per l’altro e per l’ambiente, la bellezza in tutte le sue forme dovrebbero saziarci e renderci immuni dalle mille dipendenze che ci debilitano, ci rendono bisognosi di ogni cosa superflua e ci isolano in una prigione egotica. In questa prospettiva, nell’anno internazionale UNESCO delle lingue autoctone, vogliamo interrogarci sul ruolo che proprio le lingue minoritarie, identitarie, di prossimità possono svolgere per accompagnare il cambiamento dei modelli sociali e culturali contemporanei. Pensate tradizionalmente come «oggetti» o «patrimoni» da tutelare, oggi tali lingue-culture possono al contrario diventare avamposti di un nuovo modo di concepire le relazioni tra le persone, in seno a comunità nuovamente coese: integrando nuovi elementi (da sempre le lingue integrano i prestiti e da sempre evolvono attraverso il contatto tra gruppi umani diversi) e conservando e aggiornando una memoria talvolta molto antica.
Ospiti e attività dell’edizione 2019
Nella prospettiva della valorizzazione e della (ri)scoperta della diversità linguistica il Festival delle Riforme Culturali di quest’anno darà uno spazio particolarmente importante alle emozioni e ai sentimenti linguistici. Durante l’intera durata dell’evento, infatti, il regista cinematografico friulano Massimo Garlatti-Costa con la sua troupe effettuerà le prime riprese del film Lingua Mater (Produzione LEM-Italia e Raja films) nell’ambito del progetto europeo Viva Tramontana (Programma Europa Creativa 2014-2020). Ogni partecipante al Festival è invitato a dare un contributo sotto forma di testimonianza del proprio rapporto «sentimentale» con la propria lingua materna. I laboratori sulla linguistica per lo sviluppo saranno animati da Jean Philippe Zouogbo, docente di Linguistica all’Université Paris-Diderot e fondatore della rete internazionale POCLANDE (Popolazioni, Culture, Lingue e Sviluppo). Il binomio «linguistica e sviluppo», variamente declinato nei vari contesti nazionali e continentali, rappresenta forse la punta più avanzata della ricerca in ambito sociolinguistico e contiene il seme di una vera riforma culturale e di un cambiamento sostanziale nell’interpretare la difesa e la promozione della diversità linguistica. Associazione LEM-Italia (Lingue d’Europa e del Mediterraneo), impegnata da dieci anni nella promozione della diversità linguistica in Italia e nel mondo. A essa si devono eventi scientifici internazionali come le Giornate dei diritti linguistici, il Primo Congresso mondiale dei diritti linguistici (2015), ma anche innovative forme di ricerca e comunicazione itinerante, le annuali Carovane della memoria e della diversità linguistica. La «linguistica dello sviluppo sociale» è la scienza pratica, oggi restituita in un robusto volume di imminente pubblicazione presso l’editore Franco Angeli, che riassume le principali acquisizioni e i più significativi risultati di questi densissimi anni d’impegno. Oltre ai laboratori condotti dagli ospiti sono previste diverse attività per pubblici diversi: mini-corsi per l’iniziazione alla lingua occitana di Guardia Piemontese; escursioni (sentieri valdesi e scoperta della fauna e flora del territorio); conferenze; visite guidate al centro storico di Guardia Piemontese e al Museo valdese; altre animazioni culturali: musica, letture, degustazioni.
La linguistica per lo sviluppo ha attecchito anche in Italia. Tra i vari cantieri in corso, Fernanda Pugliese (Associazione Rivista Kamastra) interverrà in rappresentanza degli sportelli linguistici molisani (arbëreshe na-našu), nel cui ambito negli ultimi quattro anni sono state realizzate alcune esperienze modello, trasferibili ad altricontesti minoritari, in cui si è realizzata una felice sinergia tra la comunità dei parlanti, la comunità scientifica, il mondo associativo e la pubblica
amministrazione. Marco Fratini, Testimonial del Festival delle Riforme Culturali, laureato in Storia dell’Arte medievale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Bibliotecario presso la Fondazione Centro Culturale Valdese (Torre Pellice, TO). Membro del Comitato editoriale della rivista “Riforma e movimenti religiosi” (già “Bollettino della Società di studi valdesi”, fondato nel 1884, edito dalla Società di studi valdesi). Ha all’attivo diverse pubblicazioni. Walter Pellegrini, editore e titolare della Casa Editrice Luigi Pellegrini Editore dal 1982. Fondata nel 1952, la casa editrice, nata con l’ambizione di dare una voce alla Calabria in Italia, ha all’attivo più di 2500 pubblicazioni in 65 anni. Oggi la Casa editrice ha forse il più ampio catalogo, tra gli editori calabresi, equilibrando i settori di specifico interesse calabrese nel quale sono presenti, accanto a classici della storiografia, saggi di particolare attualità, con altri dedicati ai più significativi temi della cultura e della società italiana. La collaborazione con Istituti storici e Università hanno permesso l’avvio di nuove collane. Con l’ingresso di Walter Pellegrini è stato potenziato il settore dei periodici e delle collane specializzate.
La cospicua collaborazione con università, scuole, centri di ricerca e fondazioni culturali ha consentito alla casa editrice di impegnarsi nella pubblicazione di opere di didattica, pedagogia, critica letteraria, storiografia, architettura e urbanistica che, affiancandosi ai tradizionali settori della saggistica e della narrativa, hanno portato alla creazione di un ampio catalogo delle Valli Po e Varaita (Po e Varacho). Il repertorio spazia dalla tradizione occitana in generale (e delle valli italiane in particolare), ai canti e alle musiche piemontesi, senza disdegnare incursioni nella tradizione folk italiana, irlandese, basca e nel repertorio di canti sociali e della Resistenza. About Tarantella si occupa di recupero e riproposta delle Manifestazioni Coreutiche del Sud Italia, opera su vari territori regionali e non solo, conserva il carattere tradizionale delle Danze Popolari avvicinandolo a quello moderno, lo scopo è quello di mantenere in attività l’espressione della danza folk in termini di identità e storia, di condivisione e ovviamente divulgazione. La speranza in un mondo migliore ha animato la realizzazione della Sciarpa della Pace, che sarà ospite del Festival, alla presenza del presidente Senior Italia Calabria Maria Brunella Stancato. La coloratissima sciarpa di lana
è stata realizzata all’uncinetto, da tutti i nonni della Calabria, si allunga anche fuori regione e riscalda i cuori, parla di pace, accoglienza e solidarietà in un ideale abbraccio dal forte significato solidaristico. Ma la lingua « autoctona » certamente più celebrata durante il Festival sarà l’occitano di Guardia Piemontese. È attorno a questa varietà linguistica, presente in Calabria da quasi sette secoli e sopravvissuta all’eradicamento del valdismo, simbolo della resistenza, della resilienza e dell’irriducibilità umane, che saranno strutturati numerosi altri eventi e attività (escursioni, visite, degustazioni, tavole rotonde e incontri).
Informazioni e contatti
Direttore scientifico
Giovanni Agresti
Université Bordeaux Montaigne e
Università degli Studi di Napoli
“Federico II”
+39 3478107634
Direttrice del Festival
Gabriella Sconosciuto
Presidente della Fondazione
Occitana
+39 3930861259
Segreteria Organizzativa
Centro Culturale Gian Luigi Pascale Piazza
della Strage n. 2 Guardia Piemontese