Dopo la distruzione di San Sisto dei Valdesi, il 5 Giugno 1561 con l’inganno venne espugnata (ma non totalmente distrutta) Guardia Piemontese, dove vennero anche deportati alcuni superstiti di San Sisto dopo aver abiurato.

I fatti andarono all’incirca così:

Il Marchese Salvatore Spinelli, governatore del territorio, chiese ai guardioli di incarcerare dei criminali nelle Torre, essendo quella considerata una fortezza sicura. Questi però erano complici del Marchese e una volta entrati all’interno della cinta muraria, riuscirono abbastanza facilmente a impadronirsi della città, incatenarono i capi religiosi e fecero entrare i soldati del Marchese, nascosti nelle campagne fuori le mura per non destare sospetto. Una volta entrati ebbero libertà d’azione dando inizio al massacro. Tale e impressionante fu l’eccidio che ancora oggi a Guardia si narra che il il sangue versato dei valdesi scese lungo le vie in pendenza del paese giungendo fino alla porta principale che venne successivamente chiamata “Porta del sangue”.

È impossibile fornire una stima esatta delle vittime valdesi in calabria, gli storici attuali le stimano tra le due-tremila persone, oltre a centinaia di prigionieri. Non mancarono nemmeno gli atti dimostrativi da parte delle autorità civili e religiose. L’11 Giugno del 1561, numerose persone vennero giustiziate a Montalto Uffugo davanti la Chiesa di San Francesco di Paola, i loro corpi fatti a pezzi vennero appesi lungo la strada che da Cosenza porta a Morano (al confine con la Basilicata), così da servire da monito a coloro che avevano in mente di diffondere idee religiose non conformi ai dettami ecclesiastici. 

L’orrenda vicenda di Montalto è così riportata da F.De Boni nel suo libro L’inquisizione e i Calabro-Valdesi:

<<Hoggi a buona hora si è incominciata a far l'horrenda iustizia di questi Luterani che solo a pensarvi è spaventevole, che la morte di questi tali è come una morte di castrati; li quali venivano tutti riuniti in una casa dove veniva il boia et li pigliava a uno a uno, e gli legava una benda avanti gli occhi e poi lo menava in un luogo spazioso poco distante da quella casa et lo faceva inginocchiare e con un coltello gli tagliava la gola et lo lasciava così, poi pigliava quella benda così insanguinata, et col coltello insanguinato ritornava a pigliar l'altro, et faceva di simile >> 

LA VITA DOPO LA STRAGE